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Luigi Pintor  (1925) - (2003)

Nato a Roma il 18 settembre del 1925 da Giuseppe e da Adelaide Dore. Trascorsa la sua infanzia a Cagliari, tornò a Roma, dove si avvicinò al movimento antifascista clandestino. Fratello di Giaime (morto nel dicembre 1943 ucciso da una mina) , partecipò alla guerra di liberazione nelle file dei GAP (i Gruppi di Azione Partigiana). Arrestato dalla banda Koch, venne condannato a morte. La condanna venne poi sospesa all'ultimo istante. Nel 1943 si iscrive al Pci. Ha lavorato all'Unità dal 1946 al 1965 prima come redattore e poi come condirettore (direttore Alicata e condirettori: Tortorella a Milano e Pintor a Roma). Entra nel Comitato centrale del Pci col X congresso del 1962, e poi per contrasti con il direttore Alicata lascia l'Unità e viene chiamato a lavorare all' Ufficio di Segreteria presso la direzione di Botteghe oscure. Dopo l'XI congresso del 1966, nell'"epurazione" che colpì tutti coloro che appoggiarono il dissenso ingraiano, fu mandato in "esilio" al Comitato regionale della Sardegna e lì fu eletto deputato alla Camera alle elezioni del 1968 (legislatura che durò fino al 1972). Nel frattempo, nel novembre '69 fu radiato dal PCI con il gruppo del "Manifesto", insieme ad Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luciana Castellina e Massimo Caprara. Nel giugno 1969 è tra i fondatori del manifesto rivista mensile che nell' aprile 1971 si trasformerà poi in quotidiano. E' stato più volte direttore del "Manifesto". Nel 1987 Pintor rientra in Parlamento, per una sola legislatura, come deputato della Sinistra indipendente.

Nel 1991 Luigi Pintor pubblica il suo primo romanzo

"Servabo", seguito nel 1998 da "La signora Kirchgessner" e "Il nespolo" nel 2001. Sta per uscire "I luoghi del delitto". Tutti per le edizioni Bollati Boringhieri.

 

Due le raccolte editoriali:

"Parole al vento Brevi cronache degli anni '80" 1990, Kaos edizioni, e "Politicamente scorretto". Cronache di un quinquennio 1996-2001 ed. Bollati Boringhieri, 2001.


ao século vinte pode perdoar-se tudo, incluindo as duas guerras mundiais e as que se seguiram, os desfiles de moda e as corridas de fórmula um, mas não o pecado de ter sacrificado o cinematógrafo em favor da televisão
quem quer que tenha poder por um minuto comete um crime